Lo Spid sta diventando un problema, perché oramai è nota a tutti, in particolare ai truffatori, la questione della mancanza di un registro nazionale degli account.
Ogni operatore è di fatto un sistema a sé stante, cioè gli utenti registrati in uno non sono noti agli altri. Per cui è possibile avere più di uno SPID, chiaramente con operatori diversi.
Il problema è che non essendoci un registro unico, l'apertura di un nuovo account è all'insaputa di eventuali altri. Per cui con le nuove tecnologie AI è piuttosto semplice turlupinare le poche richieste del sistema ed aprire conti ad insaputa di terzi.
I più esposti sicuramente sono i pensionati, per due motivi, uno l'età anagrafica che spesso indica una non congrua (o del tutto assente) conoscenza informatica, l'altra è che sono titolari di pensione. Con quest'ultima è piuttosto facile, come vedremo a breve pure in modo sorprendente, farsi dare un prestito o persino ridirezionare la pensione su un altro conto. Già perché nel momento in cui un truffatore ottiene uno SPID, può entrare nel sito dell'INPS ed operare all'insaputa del malcapitato.
Sul corriere del Veneto è apparso un articolo dove un pensionato, per altro professore di Informatica, ha subito una truffa simile. Addirittura, con una carta d'identità scaduta o non valida sono riusciti ad aprire un profilo SPID. Da questo utilizzando il quinto della pensione come garanzia, attraverso una banca online si sono fatti dare un prestito da 50 mila euro.
Quest'ultima parte mi lascia davvero perplesso. Ma forse neanche troppo. Il sistema Mifid è fallato, pare evidente. Ma anche il sistema bancario non sta messo meglio, perché lo sproposito di controlli che dovrebbero fare, finiscono con il dare 50K come ridere persino online?
Fa ridere perché se ti presenti in banca di persona, quindi come entità inequivocabile e riconoscibile, è decisamente probabile che ti diano una pacca sulla spalla, altro che 50k.
Alla fine il pensionato in questione è riuscito almeno in parte a bloccare la questione, infatti i truffatori hanno commesso l'errore di non cambiare la pec, da cui poi l'ignara vittima ha potuto accorgersi della cosa.
Il problema è che i truffatori hanno usato un provider, e ne restano uno sproposito a cui farsi accreditare, e le banche online a cui chiedere soldi ce ne sono altrettante. Una sorta di gioco dell'assurdo, che specie sul piano psicologico è pesantissimo per il povero pensionato.
L'assurdità è che il sistema SPID, creato dal governo Renzi, era già previsto per la sua dismissione dato che esiste la CIE, cioè la carta di identità elettronica. E quella per certo non può essere clonata o contraffatta. Ma siamo in una situazione di stallo, dove le CIE non sono usate quanto lo SPID. Il governo Meloni dovrebbe prendere una decisione drastica, spegnere per forza di legge il vecchio sistema. O in alternativa pretendere un registro condiviso tra gli operatori.
Di certo la situazione in essere non è più sostenibile, perché ottenere la copia di una carta d'identità non è un esercizio tanto difficile. Basta andare su Google. Qualche anno fa per cercare una documentazione governativa sono incappato in un pdf indicizzato dal motore di ricerca, dove oltre al documento c'erano almeno due o tre fotocopie delle carte d'identità di ignari professori o consulenti.

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